Parte dal Teatro Savio, domenica 9 febbraio alle ore 18, la tournée dello spettacolo scritto da Laura Giacobbe per la regia di Roberto Zorn Bonaventura. Interpreti: Giuseppe Capodicasa, Francesco Natoli, Michelangelo Maria Zanghì

Un cast tutto messinese per LEGITTIMA DIFESA, lo spettacolo scritto da Laura Giacobbe e firmato alla regia da Roberto Zorn Bonaventura che andrà in scena domenica 9 febbraio alle ore 18 per la stagione teatrale Aria Nuova In Me organizzata da Davide Liotta e Dinah Caminiti (Ass.Culturale ARB). La pièce teatrale, che è prodotta da Maurizio Puglisiper Nutrimenti Terrestri, ha ottenuto due importanti riconoscimenti in quanto vincitrice del bando NUOVE OPERE Sillumina 2017 del MiBAC-SIAE, che ne ha sostenuto il debutto avvenuto a novembre 2018, e del bando LIVE Per Chi Crea 2018 del MiBACT-SIAE, in riferimento alla sua circuitazione.

Dal palcoscenico del Teatro Savio-Piccolo Teatro ARB, Giuseppe Capodicasa, Francesco Natoli e Michelangelo Maria Zanghì (con la partecipazione di Cristiana Nicolò) inaugureranno l’importante ed attesa tournée che toccherà successivamente le città di Milano in collaborazione con Latitudini (Teatro Libero 14-15-16 febbraio), Calascibetta (En) in collaborazione con Latitudini (17 aprile), Catania (Piccolo Teatro della Città, 18-19 aprile) Palermo (Spazio Franco, 9-10 maggio) Roma (Spazio Diamante, dal 22 al 25 maggio) con ulteriori date e destinazioni in aggiornamento.

LEGITTIMA DIFESA di Laura Giacobbe affronta un tema tanto attuale quanto delicato che continua a spaccare l’opinione pubblica e che, come spiega l’autrice, al tempo della sua stesura, non si trovava ancora al centro di cocenti dibattiti e proposte di legge. “La scrittura di Legittima Difesa – afferma – riguarda un’idea maturata molto tempo fa, quando le opinioni attorno a questo argomento apparivano come sintomi e sentori e non erano ancora il fiume in piena che sono oggi. Allora la circostanza di un rapinatore in casa appariva come un valido pretesto teatrale, uno zoom potente sull’umore nero che bolliva nel ventre del Paese. Era la situazione perfetta in cui vedere un principio giusto, quale è la necessità di difendersi dalla violenza ingiusta, deformato dalla nascente propaganda che solleticava abilmente insoddisfazione, appetiti violenti e irrazionali. Ingrandire a dismisura, o meglio forse, comprimere, mettere alla prova dei fatti gli slogan e i deboli argomenti di cui è infarcita la rivendicazione del diritto alla legittima difesa, ha rivelato tutta la solitudine del cittadino digitale e insieme il contesto ingenuamente tragico in cui ci siamo abituati a vivere, fatto di nuove e sempre più inquietanti forme di entusiasmo negativo, golose di insulti, di frizioni, di disvalori, di miserabili ripicche sociali che funzionano come il pronto soccorso di un’autostima che in altri ambiti dell’esistenza continua ad essere mortificata. Quando tutto diventa troppo complicato, è bene diffidare da chi ci dice che tutto è semplice. Quando sentiamo di non appartenere più a niente, è bene diffidare da chi ci dice che apparteniamo al popolo del buonsenso”.

Dalle note di regia di Roberto Bonaventura:

“Udite udite signore e signori! Le rapine e gli omicidi sono nettamente in calo ma, paradossalmente, la paura tra la gente aumenta. Come mai? Cosa o chi si nasconde allora dietro l’ansia e la paura? È questo il nostro punto di partenza: capire cosa sia diventato, adesso, il nostro paese. L’Italia impaurita, depressa e cosparsa di odio. L’Italia che cerca di reagire ma viene fermata da un muro invisibile. Che muro? L’ignoranza, il comodo schierarsi con il più forte, il difendersi con le armi, con l’insulto, con la negazione dei diritti dell’uomo, con il perdere tutto ciò che di bellezza c’è nell’animo umano. Fermiamoci su una panchina di una piazza, incontriamoci, non facciamoci fregare, forse le soluzioni le possiamo trovare, guardandoci negli occhi. “Siamo uguali capo, a me non mi spetta l’orologio tuo e a te non ti spetta la vita mia”.


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