Regia: Antonino Bruschetta e Francesco Calogero
Sceneggiatura: Antonino Bruschetta

con Laura De Domenico, Maurizio Puglisi, Andrea Bellantone

Fotografia: Corrado Bertoni
Montaggio: Roberto Burchielli, Andrea Soldani
Musiche originali: Fabio Blandini
Interventi grafici: Aldo Di Domenico
Consulenza artistica: Carlo Infante
Produzione: Arte & SpettacoliNutrimenti Terrestri
Origine: Italia, 1987 – video 3/4” – colore – 4’

Realizzato a corredo dello spettacolo Antigone, da Sofocle, diretto da Antonino Bruschetta.
Prima proiezione: 16 aprile 1987, Roma


Note

“Syrma”: ciò che viene trascinato.
Nel greco antico questa parola trova un significato anche in “traccia”. 
E nei dintorni di Tebe esiste una località chiamata “Syrma Antigones”: Traccia d’Antigone. 
L’indizio è preciso: la traccia è quella lasciata per terra dal corpo di Polinice trascinato faticosamente da Antigone.
È questa infatti la colpa, la trasgressione rilevata da Creonte.
È questo il dispositivo irreversibile della Tragedia.
Un atto esemplare. Un segno definito.
Il trascinamento e la sua traccia.

Nella realizzazione di Syrma – Traccia d’Antigone, il video di Nutrimenti Terrestri, l’intuizione è stata proprio quella di fissare in quell’indizio raccolto durante il percorso di ricognizione analitica attraverso il mito di Antigone e la tragedia sofoclea in particolare, il dato cardine di un’opera iconica ed elettronica qual è il video. 

In quella “traccia” c’è il motivo intimo della Tragedia, in quella “traccia” scorrerà il video. 
Come un flusso di coscienza teatrale alterata dalle combinazioni analogiche che il pensare per immagini comporta. 
Quella “traccia” è l’inizio iconico, il segno imperante, un’ossessione. 
Una piega della Storia, una ferita aperta che rivela la carne viva: un’altra storia, vivi giochi di bambini che evocheranno lo scontro tra Creonte ed Antigone. 
“La tragedia?” domanda, “L’infanzia del Teatro” risponde. 
Quei bambini trasfigurati parlano come vecchi saggi, emettono sentenze, tessono dialettiche di scontro morale ed ideologico, proprio come i bambini protagonisti di alcuni fumetti situazionisti. 
“L’uomo è figlio della propria infanzia” sostiene Groddeck, è in quella innocente condizione di presagio del proprio avvenire che si creano i fondamenti della memoria di sé. Immagini ritagliate da una luce che arriva dall’esterno, sempre, come nella pittura di Caravaggio. 
Carlo Infante